Heart-quake Syndrome // Heart-quake: Level 6

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  1. Yüi-nyan~
     
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    Heart-quake: Level 6









    Ore 15. Mancava solo un’ora alla fine delle gare sportive. Il tempo necessario per prepararsi all’ultima competizione della giornata: i 100 metri.

    Non era un allestimento nè particolare, nè complesso. Si era disposta solo una striscia di divisione delle corsie e una striscia finale ed una iniziale. Seychelles ed Arthur erano già lì, che attendevano l’orario d’inizio. O meglio, solo Arthur attendeva, anche se era più in ansia Sesel che lui stesso.

    Più o meno.

    L’atmosfera era perfetta, se non per una cosa sola.

    «CelapossofareIcandoitcelapossofareIcandoit.» guaiva Arthur in preda al panico. Forse stava prendendo la cosa un po’ troppo seriamente.

    «Arthur, va tutto bene...?» cercava di consolarlo Seychelles «E’ solo una gara, non devi vincere per forza...»

    «Quello che hai appena detto non ha senso, Sesel» balbettò «“E’ una gara”, quindi bisogna vincere a tutti i costi.»

    «... Okay, ma mi pare tu stia esagerando!»

    «Ho anche un conto in sospeso con quel pagliaccio di Alfred.»

    «Ma che c’entra Alfred?»

    «Ho... ho appena scoperto che si è iscritto anche alla gara di corsa. Se perdessi contro di lui...» gli divenne la faccia rossa dalla rabbia.

    Feliciano sbucò improvvisamente dietro di loro, facendo saltare in aria il povero Arthur già esasperato.

    «CIAO!» gridò dandogli una pacca sulla schiena.

    «Ugh...»

    «Ehm, ciao Feli. Vieni un attimo.» prese Feliciano per il braccio e se lo portò un attimo via per parlare in privato. Cosa che, stranamente, non smosse di un centimetro il ragazzo, che dondolava la testa manco fosse una di quelle bamboline che fanno “sì” e “no” con il capo.

    «Sesel? Che ha Arthur? Sembra in iperventilazione!»

    «Sì, più o meno... è solo teso per la gara.»

    «Tutto qui?! Più che teso, sembra una corda di chitarra elettrica!»

    “Pessimo paragone.” pensò Sesel.

    Okay, voi potrete anche non crederci, ma quando Feliciano gli si avvicinò picchiettando un braccio con le dita, questo fece proprio “TAANG”.

    Seychelles impallidì.

    «A-Andiamo, Arthur... la stai prendendo troppo sul serio!» ripetè Seychelles, con un sorriso preoccupato.

    « Celapossofareicandoitcelapossofareicandoit. Ma certo! I CAN DO IT!»

    «L’abbiamo perso.» commentò Francis, sbucando come un fantasma.

    «Francis! Fallo rinsavire tu, per l’amor del cielo!»

    «Sembra ubriaco...» sogghignò Feliciano. Seychelles lo fulminò con lo sguardo.

    «Aaah, e va bene, serve il fratellone per queste cose vero? Ma in cambio tu passeresti la serata con il sottoscrit-»

    «NO.» tagliò corto Seychelles.

    «Edda-»

    «NON INSISTERE.»

    Francis e Feli esitarono. Quella ragazza faceva paura, in certi momenti. Forse non lo sapeva, ma sarebbe stata capace di far rinsavire l’idiota inglese solo con uno schiaffo.

    «Okay, okay, ho capito!» disse Francis afflitto, avvicinandosi ad Arthur. Lo stava studiando attentamente. Gli passò davanti la mano per vedere se gli occhi davano segni di vita, ma niente.

    «Mmh... il regista di High School of the Dead ti accetterebbe sicuramente come zombie! E forse riceveresti anche l’Osca-»

    «FRANCIS!»

    «Scusa, scusa! Che diamine! Il fratellone non può neanche scherzare adesso.»
    Ebbene, tutto finì con una semplice frase.

    «Gli scones che Arthur, ovvero l’inglese imbecille, mi aveva preparato l’altro giorno, erano veramente disgustoooooooosi!» sottolineò Francis con l’aria indifferente.

    Arthur si rivegliò in un baleno, come preso da un attacco epilettico, e prese Francis per il colletto.

    «Che hai detto, Barbetta?!»

    «Ahahah, ha funzionato! Non credevo fossi così suscettibile...»

    Dopo che quei quattro si furono calmati, con ottimo tempismo, venne annunciato l’inizio della gara.

    Arthur si irrigidì nuovamente come una scopa.

    «Arthur!» gli urlò Seychelles dalla linea di partenza.

    Arthur si voltò a guardarla con un’espressione che non aveva nulla a che fare con gli zombie. Più che altro sembrava la tipa di The Ring.

    «IIIH! Ma fai paura! Su col morale, e pensa che a fine corsa ci sia mia fratello che vorresti tanto prendere a botte!!»

    Il cervello di Arthur per un attimo fece un CLACK. Che si fosse sbloccato qualche ingranaggio?

    «Ah... ah... ma certo... e magari anche con quell’idiota di America...»

    Cominciò a fare stretching, per rilassare i muscoli.

    Incredibile, ma la strategia di Seychelles aveva funzionato.

    «Ehilà, amico!» strillò Alfred con quella sua solita voce sempre beata.

    «Pure tu, adesso?! Che vuoi?»

    «Nulla! Solo augurarti buon appetito!»

    «Buon appetito...?» chiese Arthur confuso.

    «Be’, immagino proprio che tu mangerai la mia polvere! NAHAHAHAH!»

    Arthur andò in bestia, tanto che gli altri dovettero trattenerlo per non attaccare rogne con Alfred. Non che non ci fosse abituato, comunque.

    «AI VOSTRI POSTI!»

    Tutti i 30 atleti si posizionarono sulle linee di partenza.

    «PRONTI! PARTENZA...»

    Arthur cercava di mantenere il respiro costante, e si posizionò.

    “Coraggio... coraggio... per la mia rivalità con Alfred... e per Sesel!”

    «VIA!!»

    Ebbero uno scatto pazzesco, tanto che alcuni sollevarono parecchia polvere. Bella era già in prima posizione. Era sempre stata la più veloce di tutti in ogni caso. Persino i maschi non potevano pareggiarla.

    Era una corsa decisamente brevissima, quindi Arthur dovette mettere tutto se stesso per raggiungerla. Incredibile a dirsi, ma riuscì quasi a superarla.

    Quasi.

    Era infatti immediatamente dietro ad Alfred, che gli faceva la linguaccia.

    Tagliarono il traguardo in men che non si dica. Per poco Arthur non inciampò.

    Gli spettatori esultarono.

    Arthur era arrivato terzo. Aveva raggiunto il podio. Neanche lui ci credeva. No, non ci credeva. Era ancora lì che ansimava pesantemente come in preda ad un attacco d’asma.

    Probabilmente non aveva corso così velocemente in tutta la sua vita.

    «Arthur!» esclamò Seychelles raggiungendolo immediatamente a fine pista «Ce l’hai fatta! Se stato grande! Ma da quando corri così veloce?!»

    «Eh...?» mugugnò guardandola interrogativo «Ho fatto cosa...?»

    «Ma come?! Sei arrivato terzo!»

    Ebbe un sussulto.

    «Terzo? Io?»

    «Certo, imbecille! Ma ci sei?»

    «Aspetta... ma, era una gara?”

    Seychelles gli diede delle leggere sberle sulla faccia.

    «Terra chiama Arthur! Terra chiama Arthur! Non è che hai preso sul serio ciò che ti ho detto prima della gara? Volevi davvero arrivare in fondo solo per strozzare mio fratello e Mangiamburger?»

    «Huh? ... può darsi...»

    Molti ragazzi si erano radunati intorno a Bella, per farle i complimenti e consegnarle la medaglia d’oro. America era al settimo cielo, continuava a ripetere la sua famosa frase “Me is the hero number one!” senza un attimo di tregua. Come se avesse ricevuto la medaglia di platino.

    Kiku, l’arbitro, si avvicinò anche ad Arthur per consegnargli la medaglia di bronzo. Seguirono anche molte altre persone. Comprese ragazze.

    «KYAAH! Sei stato grande, Arthur!»

    «Eh?»

    «Ma io non ti ho mai visto correre così veloce! Per poco non raggiungevi Bella!»

    «Cos-»

    «Andiamo a mangiare qualcosa insieme?!» lo invitò ad uscire una delle sue “fans”.

    Improvvisamente i gridolini si interruppero. Le loro facce diventarono quasi terrorizzate.

    Arthur si girò, e quello che vide pietrificò anche lui. Seychelles stava prendendo fuoco, letteralmente, squadrando le ochette starnazzanti con occhiate che nemmeno Light Yagami sapeva tirare fuori (così le definiva Kiku).

    «S-Scherzavo! Ahah! Non sapevo avessi una ragazza!» e così PUFF, si volatilizzarono.

    «Ragazza?!» Arthur fece per ribattere, ma Seychelles lo prese per un braccio e se lo portò via.

    «E-ehi, che fai?»

    «N-Nulla! Solo che troppe attenzioni ti fanno montare la testa!»

    «Ehm... posso chiederti una cosa?»

    «Che c’è?!»

    «Perchè quando hanno ipotizzato che fossi la mia ragazza, non hai risposto?»

    Seychelles si bloccò. La sua faccia era diventata completamente rossa.

    «Ha-hanno detto qualcosa del genere?! Ma che maleducate! Non ci posso cred-»

    «Sesel.» la bloccò Arthur, anche lui rosso in volto.

    Ormai la conosceva abbastanza bene per saper dire quando mentiva o meno.

    Lei trasalì.

    «E-ecco... dunque, vediamo...» esitò mollando la presa sul braccio di Arthur «Diciamo che...»

    La voce tremava in modo strano, come se ci fosse qualcosa che la bloccava. Poi disse tutto d’un fiato.

    «Nonmidispiacerebbeesserlo, DISCORSO FINITO!» sbottò lei «E ora sbrighiamoci, che c’è l’aperitivo!»

    Mmh... come si poteva definire Arthur in quel momento? Di marmo? Imbarazzato? No, sono tutte espressioni troppo leggere. Forse si stava trasformando direttamente nella Statua della Libertà, cosa che il suo ego interno non avrebbe voluto neanche sotto tortura.

    Anche se il nome fosse lo incalzava perfettamente.

    «C-Che hai appena detto?» mormorò più in imbarazzo che mai.

    «Hai sentito benissimo, e non lo ripeto! Muoviti, o ti lascio indietro!» terminò Sesel andandosene con passo pesante, con la faccia il cui confronto col Sole, non era che un marshmallow sul fuoco.

    “Nah, ho sicuramente sentito male. La troppa fatica mi ha dato alla testa. Mai più gare del genere, che arricchisco la ditta di Amplifon... ma che sto dicendo?! E se avessi sentito bene?! Aaah! Come si permette di darmi tutti questi problemi?!»

    Seguì a malincuore Seychelles, completamente sconvolto fuori, ma più felice che mai dentro.



    Seychelles intanto era andata troppo avanti, e l’aveva persa nella folla dell’atrio. Se fino a quel momento Arthur si era preoccupato per una cosa come la gara, per questa attività avrebbe fatto prima a suicidarsi direttamente. Le regole dell’aperitivo le venne a scoprire subito dopo le gare.

    «Ehm... Natalia?» chiese alla prima ragazza che passava di là.

    «Mh? Che vuoi?»

    «Uhm... posso chiederti quali sono le regole di questo aperitivo?»

    «Fra poco ci sarà l’attività e tu ancora manco sai cos’è? E poi perchè lo chiedi a me? Chiedilo direttamente alla tua ragazza, è lei che ha organizzato tutto.»

    «Veramente, be’... vedi, Seyche– che hai detto?! Ma non è la mia–»

    «Ne parla tutta la scuola ormai, smettila di negare. Imbecille.»

    La definizione di “imbecille” Arthur se la stava sentendo dire troppo spesso, ultimamente.
    Cominciava a credere di esserlo seriamente. Della serie: alla buon’ora.

    “Tutta la scuola. Grandioso.” pensò.

    «E comunque, se proprio hai fretta le regole sono semplici. Un ragazzo e una ragazza, in coppia, devono scambiarsi i vestiti.»

    «Ehm... che vestiti? La divisa?»

    «No, imbecille. Vestiti scelti per l’altro, o altra, a vicenda.»

    Fantastico. Seychelles indossava praticamente solo vestiti comodi e lunghi. Arthur sbiancò in volto. No, questa volta non avrebbe fatto l’ennesima figuraccia. Non avrebbe messo quella roba nemmeno sotto tortura.

    (NdA: Scusa, ma a quanto tempo risale la tua figuraccia precedente? Personalmente non ricordo.)

    Seychelles lo raggiunse poco dopo.

    «Ti avevo detto di non rimanere indietro, se no ci perdiamo! Ma che hai? Sei pallido?»

    «Ah?! Sul serio?»

    «Già.»

    «...»

    Arthur non poteva fare finta di niente. Doveva dirglielo sinceramente del fatto dell’aperitivo.
    «Sesel, senti un po’.»

    «Cosa...? Quando fai così, fai paura!»

    «Io non indosserò i tuoi vestiti, okay? E’ troppo ridicolo!»

    Seychelles lo guardò per un attimo. Poi scoppiò a ridere.

    «C-Che c’è da ridere?! E’ deprimente la cosa!»

    «Ommioddio, scusa... non ho resistito, giuro...» balbettò.

    «Appunto! Essere deriso così da tutta la scuola proprio non mi piace!»

    «Ascolta, Arthur» cominciò lei diventando seria «Tutto ciò che faccio è perchè c’è dietro un ragionamento logico! Capisco benissimo il tuo imbarazzo. E, confesso che mi sarebbe piaciuto moltissimo vederti con i miei vestiti... ma non è questo il punto! Fatti due conti, non ci sei solo tu alla festa. I tre quarti della scuola è formata da ragazzi maschi, quindi più di metà dell’istituto sarà vestito da femmina! Capisci dove voglio arrivare?»

    «No, per niente.» taglio corto lui, guardandola con disprezzo.

    «Ma come?! Non conosci il detto “mal comune mezzo gaudio”? Se tutti voi sarete messi così... ehm, male, nessuno andrà a notare proprio te conciato in quel modo e, anzi, tu potrai tranquillamente cominciare a prendere in giro lui, e cominciare così una simpaticissima discussione!»

    “Simpaticissima discussione”, ma certo. Qui l’unica cosa che poteva scoppiare era una rissa, come minimo.

    «Ahah... divertente...»

    «Eddai. Non prenderla male! Sarà divertente vedrai!» e gli diede una pacca sulla spalla «Ora dobbiamo andare a prepararci. Siamo agli sgoccioli!»

    Si diressero verso le loro rispettive stanze, portarono i reciproci vestiti in dei sacchetti, e se li consegnarono a vicenda.

    Seychelles non era preoccupata, anzi. Gli abiti di Arthur le piacevano. In fondo, alle ragazze stava bene qualsiasi tipo di vestito. E lei aveva progettato anche questo.

    “... E' nata una nuova stratega.” pensò Arthur con rammarico.

    Andò in camera sua ed esaminò il sacchetto.

    Come temeva. Seychelles aveva preso proprio il suo abito preferito, quello azzurro mare. Con nastrini rossi annessi e connessi.

    «Io dovrei mettermi questa roba?!» sbottò tirando fuori il vestito.

    “... il vestito di Sesel.” pensò avvicinandoselo al naso.

    «!! Ma che sono un maniaco?!» gridò sbattendolo sul letto.

    Effettivamente non fece una buona impressione.

    Si cambiò, cercando di evitare lo sguardo dello specchio che lo chiamava come per dire “Ehi, guardati! Fai veramente ridere!”.

    Bene, ora doveva presentarsi al mitico aperitivo conciato in quel modo. Non aveva la minima voglia di aspettare Seychelles.

    «Arthu-!»

    Ecco, manco a dirlo. Era già pronta ed indossava la tipica divisa da “lavoro” di Arthur. Non le stava affatto male. Si era anche sciolta in capelli. Un bello spettacolo, insomma.

    Tutto il contrario di Arthur.

    Seychelles, non appena lo vide, scoppiò in una fragorosa risata.

    «N-Non ridere, dannazione!» esclamò Arthur con la faccia in fiamme. Provò a coprirsi (che cosa, poi?) dall’imbarazzo.

    «S-Scusami... non ho resistito...» poi lo guardò meglio, con gli occhi in lacrime «Aspetta, ma ti manca qualcosa!»

    Gli prese i nastrini rossi dal sacchetto, che ovviamente Arthur aveva cercato di evitare, e glieli legò come potè sui capelli. Ora sì che era uno spettacolo veramente da circo.

    Seychelles continuò a ridere ancora più forte, ma Arthur cominciava ad arrabbiarsi.

    «Andiamo a sto cacchio di incontro e finiamola, per favore!»

    Cominciò a trascinarsela dietro, mentre lei continuava a ridere senza fermarsi. Se il suo scopo era quello di metterlo in difficoltà, ci era riuscita perfettamente.

    Appena giunsero nel famoso atrio in cui si sarebbe svolto l’aperitivo, Arthur non potè fare a meno di sentirsi sollevato. E anche parecchio.

    Tutti i ragazzi erano in giro con vestiti a dir poco assurdi. O almeno lui li vedeva così, nonostante fossero normalissimi vestiti di ragazza.

    Soprattutto, erano nella sua stessa situazione. Loro, che avrebbero preferito sotterrare all’istante, e le ragazze, che se la ridevano fra di loro senza pietà. Qualunque cosa loro indossassero gli stava bene. Che ingiustizia.

    Certo la serata non passò malaccio come Arthur pensava. C’erano dei tavoli semplicemente agghindati con tovaglie bianche e vari pasticcini, bibite e altro. Un aperitivo degno della World Academy.

    Si divertì a stare in compagnia di Sesel, e ogni tanto staccava da lei per fare qualche chiacchierata con Francis e gli altri suoi compagni. Alfred appena lo vide, scoppiò a piangere. Letteralmente. Ma era un pianto dovuto a quanto Arthur fosse buffo... anche se si poteva dire la stessa cosa di Alfred. Arthur ribattè la presa in giro come meglio riuscì.

    L’americano aveva cercato di portarsi dietro Natalia e, stranamente, ci era riuscito. Lei gli era sempre appiccicata. Cosa ancora più strana. Anche se ogni tanto lanciava occhiatacce al fratello Ivan e alla sua compagna, Yekaterina, sua sorella; e Arthur notò che dovette resistere per stare ferma lì al suo posto senza intervenire.

    Sesel fece altrettanto. Mollò Arthur per un po’ e corse verso Lily, che aveva passato la giornata con Vasch. Cominciarono a chiacchierare del più e del meno, scrutando i vari ragazzi della sala e ridacchiando ogni tanto.

    Si divertirono tutti, nonostante la vergogna, nessuno escluso. Seychelles aveva progettato tutto proprio alla grande. Arthur la ringraziò mentalmente, per tutto quello che aveva fatto finora, anche se decisamente poco appagante, e per quello che doveva ancora arrivare.
     
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